Come prevenire la morte improvvisa da arresto cardiaco
Nei sopravvissuti ad arresto cardiaco è necessario l'impianto di un defibrillatore - La morte cardiaca improvvisa è un grave problema estremamente attuale nei Paesi Occidentali.
Vista l’elevata incidenza e drammaticità , a Seattle negli Usa più di 10 anni fa è stato organizzato l’intervento rapido con i defibrillatori automatici esterni , addestrando gli uomini della polizia, i pompieri e numerosi volontari, per rianimare le persone colpite da arresto cardiaco per strada , sul posto di lavoro o a casa.
In Italia da alcuni anni è stato avviato il Progetto Vita per l’intervento d’emergenza cardiologica nell’area di Piacenza. Responsabile del Progetto Alessandro Capucci, primario cardiologo dell’Ospedale di Piacenza.
Con arresto cardiaco s’intende la cessazione di ogni attività cardiaca e respiratoria. Il soggetto perde conoscenza, il viso si fa bluastro per la mancanza di ossigeno. A scatenare l’arresto cardiaco l’insorgenza di fibrillazione ventricolare o di un’ asistolia.
L’arresto cardiaco richiede un’intervento rapidissimo , nell’ordine di 1-3 minuti. La mancanza di ossigeno può provocare anossia cerebrale, con conseguenti danni neurologici.
I pazienti sopravvissuti ad arresto cardiaco possono infatti presentare: deficit motori /sensoriali, alterazione della capacità cognitiva e della sfera affettiva.
Nei soggetti sopravvissuti ad arresto cardiaco è d’obbligo mettere in atto una prevenzione tale da impedire il ripresentarsi dell’evento.
Gli studi clinici , MADIT ( Multicenter Automatic Defibrillator Implantation Trial) e CIDS ( Canadian Implantable Defibrillator Study), hanno dimostrato che nei pazienti colpiti da arresto cardiaco l’impianto di un defibrillatore impiantabile (ICD) risulta più efficace della terapia a base di Amiodarone, un farmaco antiaritmico, nel prevenire un secondo arresto cardiaco. In molti pazienti con arresto cardiaco e sottostante infarto miocardico risulta utile associare all’ICD l’Amiodarone , in modo da ridurre il consumo elettrico del defibrillatore. L’impiego dell’Amiodarone nei pazienti con cardiopatia ischemica ha trovato giustificazione in base ai risultati dello studio CASCADE ( Canadian Arrest in Seattle: Conventional versus Amiodarone Drug Evaluation study). L’Amiodarone infatti è risultato più efficace degli altri antiaritmici nell’aumentare la sopravvivenza. A 6 anni l’incidenza di sopravvivenza libera da arresto cardiaco e da tachiaritmie ventricolari sostenute era del 41% con Amiodarone e solo 20% con la terapia convenzionale.
Lo studio ARREST ( Amiodarone in out-of-hospital Resuscitation of REfractory Sustained Ventricular Tachyarrhythmias) ha inoltre dimostrato che la somministrazione di Amiodarone per via endovenosa ( 300 mg) al momento dell’arresto cardiaco permette di aumentare la probabilità di sopravvivenza rispetto al non trattamento.( 44% versus 33%).
Il trattamento con Amiodarone nel lungo periodo non è scevro da effetti indesiderati, anche gravi, ma certamente i benefici potrebbero risultare superiori ai rischi. ( Xagena2001 )